Debito Pubblico Italiano

domenica 22 giugno 2014

I capelli come terminazioni nervose


"Avete mai visto un gatto senza fibrille?"


L’ informazione che sto passandovi forse potrà sembrarvi curiosa, particolare, ma è coerente con altre mie ricerche e sperimentazioni, e fa parte del ciclo di informazioni sui capelli su cui ho sempre cercato risposte. E vuole essere solo un punto di partenza e discussione per ulteriori approfondimenti.
La nostra cultura porta le persone a pensare che i capelli siano una questione di preferenza personale, che la pettinatura sia una questione di moda e/o convenienza e che il modo in cui le persone tengono i loro capelli sia semplicemente una questione di cosmetica.

A questo riguardo, la storia che ho trovato in rete sul vietnam e gli indiani di america, non so se realmente sia leggenda metropolitana o meno, ma fa pensare e riflettere. Pensate solo al paragone storico più famoso che è quello di Sansone che prese la forza quando gli tagliarono i capelli. Poi chissà forse è un altra leggenda  ma sicuramente c’è del vero, perchè tutte le storie o leggende nascondano un pizzico di verità .
Si parla qui di guerra del Vietnam, quando la moglie di uno psicologo che lavorava al VA Medical Hospital e che lavorava con veterani di combattimento fece una scoperta attraverso degli appunti del marito:
In pratica quel che lesse in quei documenti cambio’ radicalmente la sua vita. E  il marito, conservatore di mezza età, lascio’ crescere i suoi capelli e barba senza piu’ tagliarseli. Ma sopratutto il VA Medical Center glielo lascio’ fare ed altri uomini molto conservatori del suo staff seguirono il suo esempio.
Sembra che durante la Guerra del Vietnam delle forze speciale nel dipartimento della Guerra avessero spedito degli esperti agenti segreti per setacciare le riserve degli Indiani d’America, alla ricerca di talent scouts, giovani forti addestrati a muoversi furtivamente in un aspro terreno . Cercavano soprattutto uomini con abilità di inseguimento eccellenti, quasi sovrannaturali. Prima di essere avvicinati, di questi uomini selezionarti con cura, si aveva documentazione attestante che erano esperti in sopravvivenza ed inseguimento.
Con le solite lusinghe, le frasi ammalianti d’uso per arruolare nuove reclute, si stilava una lista di alcuni di questi indiani abili nell’inseguimento, dopodiché accadeva una cosa incredibile. Qualsiasi fosse il talento o l’abilità che essi possedevano nella riserva…improvvisamente queste sembravano scomparire misteriosamente, poiché recluta dopo recluta fallivano nel compito sul campo.
Fallimenti nelle prestazioni e seri accidenti portarono il governo a stipulare un contratto per un costoso test di queste reclute e questo fu cio’ che ne emerse:
Quando alle reclute piu’ vecchie fu chiesto perché avevano fallito nel compito atteso, queste risposero in modo consistente che dal momento in cui furono loro tagliati i capelli, come richiesto dall’esercito , non furono piu’ in grado di “sentire il nemico, né di accedere al loro 6° senso, né fare riferimento alla loro intuizione, né leggere i segni sottili o accedere ad informazioni extrasensoriali”.
Cosi l’istituto di ricerca recluto’ altri Indiani con quelle caratteristiche, ai quali non tagliarono i capelli e che vennero poi testati in varie aree. Poi misero insieme due uomini che avevano ricevuto lo stesso punteggio su tutti i tests. Lasciarono i capelli lunghi ad uno dei due, mentre all’altro fecero un taglio militare e li ri-sottoposero ai test. L’uomo con i capelli lunghi ripetutamente mantenne un alto punteggio mentre l’altro fallì i tests in cui precedentemente aveva ricevuto un punteggio alto.


Ecco un tipico test:
“la recluta sta dormendo nel bosco. Un “nemico armato” gli si sta avvicinando. L’uomo coi capelli lunghi viene risvegliato da un forte senso di pericolo, e se ne va molto prima che ilnemico sia vicino, molto prima di sentire dei rumori provenienti dal nemico in arrivo.
(…) Lo stesso uomo con i capelli lunghi, viene risottoposto al test questa volta con i capelli tagliati e fallisce i tests che precedentemente aveva passato. Quindi il documento raccomando’ che tutti gli Indiani “inseguitori” fossero esentati dal taglio militare.

COMMENTO
Il corpo dei mammiferi si è evoluto nei milioni di anni. Le capacità di sopravvivenza di animali ed umani, a volte sembrano quasi sovrannaturali. La scienza se ne esce sempre piu’ con nuove scoperte sulle sorprendenti abilita’ di sopravvivenza dell’uomo e dell’animale. Ogni parte del corpo deve eseguire un lavoro altamente sensibile per la sopravvivenza ed il benessere del corpo nel suo complesso. Il corpo ha una ragione per ogni parte di sé.
I capelli sono un’estensione del sistema nervoso, e possono essere visti correttamente come nervi esteriorizzati, un tipo di sensori altamente evoluti, o “antenne” che trasmettono vaste quantità di informazioni importanti perché vengano processate dal cervello , dal sistema limbico e dalla neocorteccia.
Non solo: i capelli e la barba negli uomini, forniscono una informazione che raggiunge direttamente il cervello, ma i capelli emettono anche energia: l’energia elettromagnetica emessa dal cervello nel mondo circostante.
Questo è stato visto nella foto Kirlian, quando una persona viene fotografata con i capelli lunghi e poi rifotografata con i capelli corti . Quando vengono tagliati i capelli, le trasmissioni e l’invio di informazioni da e verso l’ambiente, viene grandemente ostacolato. Il risultato è che c’è un senso di “intorpidimento”.
Il taglio dei capelli è un fattore che contribuisce alla non consapevolezza dello stress ambientale negli ecosistemi locali, ma anche un fattore che contribuisce alle insensibilità nelle relazioni di ogni tipo e alla frustrazione sessuale.
CONCLUSIONE
I capelli sono un dono straordinario della natura. e forse per gli uomini tagliarseli cortissimi o a”zero”, magari solo per “migliorare l’estetica”, nascondendo diradamenti e peluria  fine sulla testa   non è una buona soluzione, cosi come tenere sempre la barba rasatissima sempre. Molto meglio lasciarli crescere cosi come sono senza neanche tingerli più. E da un punto di vista yogi, i capelli lunghi contribuiscono ad accrescere l’energia Kundalini che aumenta la tranquillità, la vitalità e l’intuizione.
Si dice anche che tagliare i capelli impedisca la trasmissione di luce dalle ossa della fronte alla ghiandola pineale, che colpisce l’attività del cervello, la tiroide, e gli ormoni sessuali.
I capelli dirigono anche l’energia solare per i lobi frontali, dove si svolge la meditazione. Questi agiscono come “recettori”, come condotti che permettono una maggiore quantità di energia cosmica
La storia di Dalila e Sansone nella Bibbia contiene molta verità in codice in serbo per noi. Quando Dalila taglia i capelli di Sansone, Sansone, un tempo invincibile- fu sconfitto.

di Luca Speranza

lunedì 12 maggio 2014

La vocazione di un territorio: musica e petrolio


Scommettiamo che nessuno sa dove si trova la più antica e celebre scuola di arpisti della penisola italica e invece tutti sanno dove si muore di tumori legati ai giacimenti petroliferi?
Vi lascio ad un servizio apparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 12.05.2014, grazie a Nicola Patruno.


Musica e petrolio. Nella parte più bassa del belvedere – di fronte alla sede comunale - che domina sulla val d’Agri in cui spicca l’impianto per l’estrazione del petrolio, c’è una scuola di musica. Basta scendere due rampe di scale per trovarla. Attratti dalla melodia che si diffonde nell’etere. È la scuola che accoglie tutti i giovani che vogliono imparare a suonare l’arpa. Già, l’arpa, uno strumento magico, in grado di diffondere il «suono di Dio», che rappresenta il simbolo della città. Ogni città si identifica con qualcosa che fa parte della sua più radicata tradizione. E quando dici Viggiano, circa 3500 abitanti, nel cuore dell’alta val d’Agri, nella parte occidentale della provincia di Potenza, qualcuno come un’eco ti risponde: «la città dell’arpa».
Una tradizione antica, che affonda le radici nella notte dei tempi. I primi ad introdurre l’arpa – secondo una delle ipotesi più accreditate, tra leggenda e realtà – sarebbero stati i monaci basiliani, che intorno al decimo secolo crearono una comunità. Nel loro monastero c’erano abili liutai, specializzati tra l’altro nella costruzione dell’arpa di musica popolare. Una tradizione che Viggiano non ha più perso. E che non è stata minimamente scalfita dall’avvento dell’oro nero, quindici anni fa, che ha portato soldi e polemiche. L’arpa rimane la sua espressione più genuina. L’arpa è una delle eccellenze di tutta la Basilicata. Appena entri in città una targa accoglie i turisti: città dell’arpa e della musica. Il suono di questo strumento «a pizzica» viene diffuso nell’aria, soprattutto in alcuni giorni festivi, da appositi diffusori sistemati nella piazza principale.

Una tradizione musicale, tra arpa popolare e colta, ormai conosciuta in tutto il mondo, assicurano da queste parti e recitano alcuni siti internet, ma che ancora «sfugge» a molti lucani. Una cultura musicale che l’amministrazione comunale sta cercando di rinverdire con un progetto varato circa otto anni fa: il parco della musica. I primi passi sono stati già fatti. Da un paio di anni è diventata realtà la scuola di musica. È frequentata da quindici allievi. Tutti giovani promesse che in due anni hanno raggiunto un invidiabile livello di preparazione. Spicca su tutti Manuel. Dice di lui Lincolm Almada, di origini argentine, uno dei tre maestri che attualmente insegnano nella scuola dell’arpa, che lui definisce instrumentos de los Dioses. «È un ragazzo promettente. Può arrivare molto lontano. È già pronto per far parte di una orchestra. In futuro vedo per lui una luminosa carriera artistica, non solo in Italia ma a livello internazionale».
Accompagnamento e melodia: l’arpa si suona anche come «gioco di squadra». Il cosiddetto ensamble: i suoni delle arpe, più armoniosi quelli con le corde di budello, si intrecciano tra di loro fino a regalare melodie che nessun altro strumento è in grado di imitare. Un saggio dell’abilità di questi giovani musicisti viene da Giorgia («a lei piace comporre», dice il suo maestro), ma pure da Giovanna, la mascotte del gruppo. In tutto cinque ragazzi, ciascuno con la propria arpa (che può costare anche 4mila euro). «I ragazzi si interessano della musica classica e popolare - afferma con voce anch’essa armoniosa il maestro Almada -. Una cosa fantastica. La nostra è l’unica scuola in Italia».
A caccia dell’arpa perduta: le vecchie arpe sono ormai introvabili. L’ultimo esemplare di Arpa ottocentesca costruita a Viggiano, acquistata tanti anni fa da una turista giapponese, è stata trovata quasi per caso durante un concorso canoro a Salsomaggiore, in cui si sono classificati al secondo e terzo posto due giovani arpisti viggianesi. È stata riacquistata per tremila euro ed ora è conservata come una reliquia al Comune. Tentativi di restaurare arpe antiche (qualcuna se ne trova ancora) sono tutti miseramente falliti perché «il legno col tempo si logora e letteralmente “esplode” di fronte a un tiraggio delle corde che esercitano un peso di oltre trecento chili», spiega Francesco Nardelli, appassionato ed esperto di arpa. A Viggiano infatti non si costruiscono più arpe da oltre un secolo. Ma una giovane generazione è pronta a raccogliere questa eredità. A rassicurare tutti su un possibile consolidamento di questa vocazione con l’istituzione di una «scuola per liutai» è l’assessore al turismo Nicola Fruguglietti. Dice: «Da qualche tempo si sono messi insieme sei-sette ragazzi che hanno iniziato a costruire arpe come facevano i loro padri artigiani. Inoltre siamo in cerca di un contenitore che ospiterà un museo della musica».
Dalla musica mariana alla musica popolare. Una evoluzione secolare che Viggiano utilizza come strumento per catturare turisti. E le occasioni non mancano. Tra l’altro ogni anno - questa è la settima edizione - dall’inizio di luglio appuntamento con la musica in piazza. Quest’anno tra i motivi di richiamo ci sarà la cantante e musicista irlandese Enya. Le prenotazioni stanno già fioccando. E l’arpa ovviamente sarà la principale protagonista. Qualcuno osserva in lontananza la «centrale» del petrolio, che porta oro nero in mezza Basilicata: non si capisce bene se è un segno di approvazione o di condanna.

mercoledì 16 aprile 2014

2014: lo stato dell'arte del meridionalismo

(Attenzione: contiene una buona dose di parolacce)

Il mio professore di diritto delle superiori (marpione) era solito raccontare un ritornello: " Le donne si dividono in due categorie quelle impure e le altre, invece, pure". Naturalmente lo raccontava sorridendo e alludendo al doppio senso che ne scaturiva. Colgo questo piccolo spunto per una riflessione un po' più ampia. In particolare mi riferisco alla "necessità" delle persone di etichettarsi in un ambito piuttosto che in un altro, avendo come risultato l'aver creato ciò che prima non c'era.

Il "bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto" è un criterio che avvelena l'esistenza di coloro che si pongono il problema. E questo criterio genera, normalmente, discussioni, dibattiti, azioni, reazioni, sconvolgimenti, frustazioni, pentimenti, tutti elementi negativi che agevolano chi, invece, se ne strafotte e vive alle spalle della gente che si pone il problema.

Nei "malfamati" ambienti meridionalisti spesso (anche troppo spesso n.d.r.) si passa il tempo a cogliere le virgole, i punti, le frasi non dette, gli sguardi mancati, e ad ogni evento si genera un discussione che coglie tutti di sorpresa. Si coglie il disagio di gruppi di meridionalisti che sono pronti a scendere alle armi contro l'altro gruppo di meridionalisti. E intanto i bastardi del sistema (mi riferisco ai politici di turno, ai magistrati di Brescia, agli onorevoli "porci" di Roma (mi scuso con gli animali) continuano a prendersi gioco di noi aumentando le tasse, riducendo i servizi, favorendo le banche, favorendo i poteri occulti. Nel frattempo lasciamo i nostri figli a marcire tra un giochino sulla playstation e il "grande fratello" in televisione.

Ma siete sicuri che sia questa la soluzione?

Avete capito con chi abbiamo a che fare? Con gente crudele, con inetti con la pistola in mano, con emeriti coglioni messi ai posti di comando che si fottono milioni di euro per non far un cazzo e rovinare la gente, chi lavora, chi suda ogni giorno per mandare avanti la propria azienda, il proprio sogni, per mandare a scuola i propri figli, per aiutare gli anziani ammalati.

Invece i meridionalisti si soffermano a guardare l'accento sul "né" se è acuto o grave (vi ricordate Amedeo?) facendone una colpa assoluta. Ci si sofferma ad esaminare la forma ortografica della frase che denuncia le morti della Terra dei Fuochi. Ci si sofferma a considerare se un militante meridionalista prima era di destra o di sinistra. Ci si sofferma a considerare se alla manifestazione abbiamo portato la bandiera rossa o la bandiera nera.....e i porci pasciono

Mi dispiace ragazzi, così non va! Non ci siamo proprio.

Quando ho deciso di prendermi l'onere di una delegazione di Insorgenza a Bari, l'ho fatto nella piena coscienza che sarebbe stato un enorme problema da affrontare, vista la situazione della mia famiglia. Anche se abbiamo riunioni settimanali di un paio di ore, mi sento colpevole di togliere quel tempo alla mia famiglia, ma lo devo fare. Sono colpevole di non averlo fatto prima, magari cinque anni fa, quando ero più libero. Adesso ho la piena coscienza di quello che faccio e non voglio tirarmi indietro per nessun motivo. Sono pronto a subire tutte le conseguenze delle mie scelte, anche le più catastrofiche, ma ritengo che un uomo non possa passare tutta la vita a nascondersi cercando di essere un altro. Deve affermare quella che è la sua personalità e confrontarsi con gli altri senza maschere. Senza mezzi termini.

Una volta decisa la meta tutti i mezzi sono validi per raggiungerla e se qualcuno trova scuse o impedimenti è solo perché non ha le palle per andare avanti. La cosa che dico sempre ai miei amici: "non segnalatemi problemi, segnalatemi le vostre soluzioni ai problemi che ci sono e insieme li risolviamo".

Smettetela di venirmi a rompere le scatole con azioni clamorose da compiere nottetempo mettendo a serio pericolo la propria vita. Sono finiti quei tempi. Adesso bisogna azionare il cervello (statisticamente i più dotti ne usano solo il 10%). I nostri cari e vecchi briganti hanno perso la loro battaglia perché hanno preferito usare il cuore, mentre quei bastardi di piemontesi usavano armi sofisticate, mosse strategiche, leggi ad hoc, aizzavano la popolazione, provocavano sommosse. Tutto questo con l'intelligenza, usando il cervello. Sicuramente tra loro c'era chi era d'accordo e chi meno, chi era sulle palle e chi era simpatico, chi parlava bene e chi balbettava. Ma loro hanno vinto e questo è il punto da considerare.

Il panorama meridionalista sembra popolato di vecchie bizzoche pronte a prendersi per capelli per un posto in prima fila alla funzione della domenica. L'unica etica che si riconosce è quella dell'invidia, del sotterfugio, del doppio senso (come il professore di diritto).

Ma chi cazzo vi credete di essere? Non siete nessuno fino a quando non mi dimostrate di aver vinto una battaglia. Fino a quando non esalate l'ultimo respiro sotto la carica dei celerini. Con le vostre chiacchiere non riuscirete a convincermi. Non siete altro che la brutta fotocopia di quei quattro coglioni che ci fanno credere di fare politica e fanno i loro porci comodi alle spalle della gente.

Vi atteggiate a grandi uomini, ma non siete nemmeno "femminielli" di borgata. I grandi uomini, quelli veri, si sono sempre distinti per l'umiltà e non certo per come hanno usato il prossimo o come lo hanno denigrato. Raccogliete le vostre brutte figure e fatevi un falò col calore dell'esame di coscienza. Abbiate il coraggio di dire "ho sbagliato" e al mondo intero apparirete come dei nuovi profeti. Dimostrate di saper piangere e avrete tutte le porte aperte. Usate il cervello e vincerete tutte le battaglie fino alla vittoria finale.

Con le nostre armi (bandiere, volantini, magliette, putipù e triccheballache) non andiamo da nessuna parte, non si vince nessuna guerra. Dobbiamo imparare ad usare l'arma più letale del mondo: la lingua armata col cervello. Solo così possiamo convincere la gente e vincere il nostro eterno nemico.

Finiamola di dividerci in impuri e gli altri, invece, puri (manca la rima!) Siamo tutti figli ad una cagna, stiamo tutti nella cacca. O ci aiutiamo, siamo in grado di fare un piccolo passo indietro o non andiamo da nessuna parte.

giovedì 31 ottobre 2013

PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE LA REGIONE NON LO SVUOTI CON LA DEROGA PREVISTA

Mi hanno chiesto di pubblicarlo così com'è, ed io eseguo. Ma, sinceramente, non so quale valore possa avere cercare di contrastare un'amministrazione così cieca.
Buona lettura.

N. VENDOLA
PRESIDENTE REGIONE PUGLIA
A. BARBANENTE
Assessore  ASSETTO DEL TERRITORIO
QUINTA COMMISSIONE AMBIENTE
Consiglio Regionale

Il Nuovo PIANO PAESAGGISTICO  TERRITORIALE REGIONALE   è motivatamente   presentato dalla Regione  come strumento-modello di pianificazione territoriale , sia per essere il primo  approvato   d’ intesa con il governo nazionale, sia per  la nuova cultura che  lo caratterizza: la  tutela del territorio attraverso la sinergia tra  ben definiti vincoli  e l’incentivazione  di progetti e  azioni  virtuose,  promosse all’interno di una visione eco-sistemica,   dalla  molteplicità di fattori  interconnessi (territorio, salute, economia,cultura, etc.).
Tuttavia l’indiscutibile novità e validità del PPTR rischia di essere inficiata e svuotata nei fatti, dall’ art. 95 delle sue Norme di attuazione: esso ripropone, A FAVORE DI OPERE PUBBLICHE O DI PUBLICA UTILITA’, lo strumento della DEROGA  alle prescrizioni del tit.VI delle norme dei beni paesaggistici, purchè   in sede di autorizzazione paesaggistica tali opere  risultino compatibili  con gli obiettivi di qualità (art. 37) e non abbiano alternative.
L’art.95, nonostante tale  debole rimando e limite, contrasta con l’impianto contenutistico-strategico- normativo del Piano: lo vanifica e delegittima , rappresentando  un segnale ad eventuali interessati su possibili fragilità e impugnabilità dell’intero impianto ,  utili per metterlo in discussione o per rivendicare in sede giudiziaria  interessi privatistici;  favorisce l’elusione di strumenti di tutela e velocizza  iter autorizzativi.  Infine  la deroga prevista  è ad ampio raggio, sia a  favore  di opere pubbliche, sia di opere di pubblica utilità: queste, realizzate  da privati, perseguono analoghi interessi , ma  sono dichiarate  tali solo perché offrono servizi pubblici (in tale categoria possono rientrare gasdotti, case di riposo, supermercati,  strutture sportive , alberghiere, etc).
Infine l’istituto della  deroga non sembra legittimato dal Codice dei beni culturali (in cui non v’è  , che  norma dettagliatamente  la elaborazione dei Piani paesaggistici regionali.
E’ incomprensibile e contraddittorio che la sventurata prassi della  DEROGA AL PUTT, finora concessa spesso dalla Regione per diverse opere  ( es. superstrade, discariche, etc., di pubblica devastazione del territorio, proprio perché autorizzate in deroga ai vincoli del PUTT che lo  dovrebbe tutelare) ritorni anche come norma del  PPTR! E ciò ne inficia gravemente la sua novità ed efficacia nel perseguire gli obiettivi prefissi.
Su tali  negative ricadute  per la tutela ambientale ha argomentato  l’avv. T. Millefiori in un recente articolo su LEXAMBIENTE; è sollevato anche il problema  della possibile incostituzionalità della Deroga ( in ciò confortato da altri giuristi, tra cui anche l’ avv. P. Quinto).




In tale  lavoro si  richiama il giudizio del prof. S. Amorosino, per il quale i meccanismi derogatori con rozzezza eludono e degradano la disciplina paesaggistica  istituita dal Codice del paesaggio ( cfr.“La Corte costituzionale  tutela il paesaggio contro i tentativi elusivi delle regioni” in Riv. Giur.edile 2009); viene ricordato che la Deroga dell’art. 95, estesa anche ai beni regionali tutelati dallo stato (art. 136 del Codice b.c.).può produrre  un  probabile conflitto tra   esso e la regione: infatti la Corte Costituzionale   ha ribadito  che la omogeneità della  tutela del paesaggio sul territorio nazionale ,di competenza statale ,  esclude la discrezionalità delle norme regionali(sent.182-2006. 367-2007);  si ricorda infine la sentenza del  Consiglio di stato (sez. VI 220, 2013) in cui si rimarca  che le regioni, che  con la propria pianificazione dovrebbero rafforzare gli strumenti e gli obiettivi di salvaguardia del territorio, con la deroga  invece  attenuano, eludono,  forse  negano vincoli e autorizzazioni, anche derivanti dalla tutela statale, finalizzate alla Conservazione del paesaggio
La Regione può credibilmente imporre giusti vincoli ai cittadini, solo se anch’ essa li rispetta per le opere pubbliche e non favorisce , con la deroga, l’ elusione-violazione delle norme di tutela paesaggistica a favore di corposi interessi privatistica, per opere dichiarate di pubblica utilità…!
 PER QUESTO  RITENIAMO CHE  LA DEROGA  PREVISTA  DALL’ART. 95 DEVE ESSERE ABROGAT!; QUANTOMENO ESSA VA DRASTICAMENTE LIMITATA, RESTRINGENDOLA  A POCHE CATEGORIE  BEN DEFINITE DI  SOLE OPERE PUBBLICHE (ES. OSPEDALI, SCUOLE, FERROVIE), RAFFORZANDO IL PROCEDIMENTO DI VALUTAZIONE SPECIFICA E NON LIMITANDOLO AI DEBOLI DETTAMI DELL’ART. 37; DALLA DEROGA ESSA VANNO ESCLUSE LE OPERE  DI  “PUBBLICA UTILITA’”, MA ESPRESSIONE DI INTERESI PRIVATISTICI.
Lo richiede, l’onestà e la coerenza culturale ,  l’obiettivo dell’ efficace tutela ambientale, la credibilità pubblica del messaggio che il PPTR intende dare.

Distinti saluti

LECCE  OTTOBRE 2013


ACQUA BENE COMUNE Puglia,  Movimento  per la TUTELA DEGLI ULIVI E DEI PAESAGGI di Puglia, PEACELINK  Taranto.  Rete  Pugliese COMITATI BENI COMUNI, Lega Naz. DIRITTI ANIMALI, sez. regionale; Ass. BIOLOGI AMBIENTALISTI PUGLIESI;
NO AL CARBONE, Lista BRINDISI BENE COMUNE, SALUTE PUBBLICA – Brindisi;
Coord. Prov.  PARCO TERRA DELLE GRAVINE, WWF – Taranto;
 Ass. DOTTORI AGRARI E FORESTALI, CONF. ITAL. AGRICOLTORI, FORUM AMBIENTE E SALUTE, CITTADINANZATTIVA,  WWF- -  Lecce;
Mov. Per la GOVERNABILITA’ XII OTT. , Bari; SYSSTIA Laboratorio Progettazione sociale , Gravina di Puglia; NO TAP Melendugno; SOS COSTA SALENTO;  NO STATALE 275, Capo di leuca; Com. ANTINUCLEARE, Maruggio; IL GRILLAIO, Altamura;Coord. Civico TUTELA DEL TERRITORIO, Maglie; LIZZANOATTIVA; TERRA ROSSA, Mesagne;
Osservatori civici  salentini per la tutela ambiente- progetto UE “CHOEIRS”;
L.  MARCHETTI, già sottosegretaria ministero ambiente, univ. Foggia; D. FINIGUERRA, cofondatore  naz.di  “SALVIAMO IL PAESAGGIO”  e  di  “STOP CONSUMO DEL SUOLO”;
 A.COLOMBO, M. DI GIULIO, E. IMBRIANI, P. SANSO’, G. METAFUNE, univ. Salento; R. GUIDO, dir. “QUI SALENTO”

domenica 27 ottobre 2013

Malattie indotte e malattie reali: il diabete


115

Questo numero per un diabetico è un miraggio. E' il valore medio normale degli zuccheri nel sangue. E' una soglia che una persona normale trova nelle proprie analisi cliniche. Per un diabetico raggiungere questo soglia significa fare un sacco di sacrifici e introdurre  continuamente sostanze chimiche sotto forma di pillole, compresse, iniezioni, fialette, cerotti transdermici, ecc.



Valori medi della glicemia
  • NORMALITÀ A DIGIUNO  →  Glicemia  = 60-110 mg/dL
  • ALTERATA GLICEMIA A DIGIUNO  →  Glicemia  = 110-125 mg/dL
  • RIDOTTA TOLLERANZA GLICIDICA  →  Glicemia  = 140-200 mg/dL
  • DIABETE  →  Glicemia  ≥ 126 mg/dL

Stamattina sono stato da mio padre: 86 anni, diabetico da 40 anni, tracheostomizzato da 10 anni, sofferente di varie patologie, tra cui pressione alta e artrite reumatoide.
Quando mi ha visto la prima cosa che ha sussurrato quando sono arrivato è stato 115
Siamo riusciti a debellare questo problema dopo un mese di sperimentazione semplicemente modificando quello che mangiava. Ho sostituito la pasta acquistata nei normali negozi con una pasta ad alto contenuto di fibre e il latte di mucca con latte di mandorla.
Nell'ultima settimana non ha più assunto medicinali per il diabete, pur continuando a controllarsi tre volte al giorno il valore della glicemia.



Adesso lasciatemi sfogare

(attenzione ché contiene vocaboli osceni)


Per quale cazzo di recondito motivo ogni volta che siamo stati al controllo in ospedale, mai nessun deficiente (nel senso che deficita, è carente) di dottore gli ha mai spiegato che continuando ad alimentarsi con la normale pasta e il normale latte i livelli di glicemia sarebbero stati sempre alti e avrebbe sempre avuto bisogno di medicinali?
Perché continuano ad alimentare i diabetici ricoverati negli ospedali con pastine di merda fatte con grani "tossici"?
Il giuramento di Ippocrate è solo una presa per il culo?
Gli hanno solo raccontato la favoletta che il diabete è una malattia cronica e ormai non lo lascerà più, deve utilizzare farmaci per contrastarlo, deve controllare il peso, deve mangiare poco pane, deve mangiare più pesce e frutta. TUTTE STRONZATE.

indice glicemico

Mi permetto di ringraziare i tecnici dell'azienda Farine Loconte  per aver prima promesso e poi mantenuto l'impegno per questo miracolo. Mi auguro che tutti potranno beneficiare di questa possibilità. Tutta gente affetta da disturbi legati all'alimentazione
Buona visione a tutti del filmato che vi parla della nostra alimentazione