Scommettiamo che nessuno sa dove si trova la più antica e celebre scuola di arpisti della penisola italica e invece tutti sanno dove si muore di tumori legati ai giacimenti petroliferi?
Vi lascio ad un servizio apparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 12.05.2014, grazie a Nicola Patruno.
Musica e petrolio. Nella parte più bassa del belvedere – di fronte alla sede comunale - che domina sulla val d’Agri in cui spicca l’impianto per l’estrazione del petrolio, c’è una scuola di musica. Basta scendere due rampe di scale per trovarla. Attratti dalla melodia che si diffonde nell’etere. È la scuola che accoglie tutti i giovani che vogliono imparare a suonare l’arpa. Già, l’arpa, uno strumento magico, in grado di diffondere il «suono di Dio», che rappresenta il simbolo della città. Ogni città si identifica con qualcosa che fa parte della sua più radicata tradizione. E quando dici Viggiano, circa 3500 abitanti, nel cuore dell’alta val d’Agri, nella parte occidentale della provincia di Potenza, qualcuno come un’eco ti risponde: «la città dell’arpa».
Una tradizione antica, che affonda le radici nella notte dei tempi. I primi ad introdurre l’arpa – secondo una delle ipotesi più accreditate, tra leggenda e realtà – sarebbero stati i monaci basiliani, che intorno al decimo secolo crearono una comunità. Nel loro monastero c’erano abili liutai, specializzati tra l’altro nella costruzione dell’arpa di musica popolare. Una tradizione che Viggiano non ha più perso. E che non è stata minimamente scalfita dall’avvento dell’oro nero, quindici anni fa, che ha portato soldi e polemiche. L’arpa rimane la sua espressione più genuina. L’arpa è una delle eccellenze di tutta la Basilicata. Appena entri in città una targa accoglie i turisti: città dell’arpa e della musica. Il suono di questo strumento «a pizzica» viene diffuso nell’aria, soprattutto in alcuni giorni festivi, da appositi diffusori sistemati nella piazza principale.
Una tradizione musicale, tra arpa popolare e colta, ormai conosciuta in tutto il mondo, assicurano da queste parti e recitano alcuni siti internet, ma che ancora «sfugge» a molti lucani. Una cultura musicale che l’amministrazione comunale sta cercando di rinverdire con un progetto varato circa otto anni fa: il parco della musica. I primi passi sono stati già fatti. Da un paio di anni è diventata realtà la scuola di musica. È frequentata da quindici allievi. Tutti giovani promesse che in due anni hanno raggiunto un invidiabile livello di preparazione. Spicca su tutti Manuel. Dice di lui Lincolm Almada, di origini argentine, uno dei tre maestri che attualmente insegnano nella scuola dell’arpa, che lui definisce instrumentos de los Dioses. «È un ragazzo promettente. Può arrivare molto lontano. È già pronto per far parte di una orchestra. In futuro vedo per lui una luminosa carriera artistica, non solo in Italia ma a livello internazionale».
Accompagnamento e melodia: l’arpa si suona anche come «gioco di squadra». Il cosiddetto ensamble: i suoni delle arpe, più armoniosi quelli con le corde di budello, si intrecciano tra di loro fino a regalare melodie che nessun altro strumento è in grado di imitare. Un saggio dell’abilità di questi giovani musicisti viene da Giorgia («a lei piace comporre», dice il suo maestro), ma pure da Giovanna, la mascotte del gruppo. In tutto cinque ragazzi, ciascuno con la propria arpa (che può costare anche 4mila euro). «I ragazzi si interessano della musica classica e popolare - afferma con voce anch’essa armoniosa il maestro Almada -. Una cosa fantastica. La nostra è l’unica scuola in Italia».
A caccia dell’arpa perduta: le vecchie arpe sono ormai introvabili. L’ultimo esemplare di Arpa ottocentesca costruita a Viggiano, acquistata tanti anni fa da una turista giapponese, è stata trovata quasi per caso durante un concorso canoro a Salsomaggiore, in cui si sono classificati al secondo e terzo posto due giovani arpisti viggianesi. È stata riacquistata per tremila euro ed ora è conservata come una reliquia al Comune. Tentativi di restaurare arpe antiche (qualcuna se ne trova ancora) sono tutti miseramente falliti perché «il legno col tempo si logora e letteralmente “esplode” di fronte a un tiraggio delle corde che esercitano un peso di oltre trecento chili», spiega Francesco Nardelli, appassionato ed esperto di arpa. A Viggiano infatti non si costruiscono più arpe da oltre un secolo. Ma una giovane generazione è pronta a raccogliere questa eredità. A rassicurare tutti su un possibile consolidamento di questa vocazione con l’istituzione di una «scuola per liutai» è l’assessore al turismo Nicola Fruguglietti. Dice: «Da qualche tempo si sono messi insieme sei-sette ragazzi che hanno iniziato a costruire arpe come facevano i loro padri artigiani. Inoltre siamo in cerca di un contenitore che ospiterà un museo della musica».
Dalla musica mariana alla musica popolare. Una evoluzione secolare che Viggiano utilizza come strumento per catturare turisti. E le occasioni non mancano. Tra l’altro ogni anno - questa è la settima edizione - dall’inizio di luglio appuntamento con la musica in piazza. Quest’anno tra i motivi di richiamo ci sarà la cantante e musicista irlandese Enya. Le prenotazioni stanno già fioccando. E l’arpa ovviamente sarà la principale protagonista. Qualcuno osserva in lontananza la «centrale» del petrolio, che porta oro nero in mezza Basilicata: non si capisce bene se è un segno di approvazione o di condanna.