Debito Pubblico Italiano

giovedì 23 giugno 2011

Mimmo Cavallo: il 6 luglio alla Feltrinelli di Bari

SHOWCASE
con Mimmo Cavallo
La Feltrinelli
Via Melo  - Bari
ore 18:30

Presentazione dell'album



COMUNICATO STAMPA

Mimmo Cavallo presenta ai giornalisti e al pubblico barese il suo ultimo album. Mimmo terrà uno showcase mercoledì 6 luglio alla libreria “La Feltrinelli” in Via Melo, 119 a Bari. L’appuntamento è per le 18:30. Al tavolo dei relatori, insieme a Mimmo, siederanno il giornalista/scrittore Claudio Frascella del “Nuovo Quotidiano di Puglia”, il giornalista Franco Gigante del “Corriere del Giorno”, Egidio Fedele esperto della tradizione mediterranea e del sud Italia nonché conoscitore della “Taranta”.
Lo showcase inizierà alle 18:30 e la presentazione dell’album sarà allietata da una breve esibizione live di Mimmo, accompagnato dal chitarrista Giuseppe D’Amati (del gruppo NOYSE), e dalla proiezione di immagini dello spettacolo Teatrale TERRONI .
Saranno presenti, compatibilmente ai loro impegni, Pino Aprile e Roberto D’Alessandro rispettivamente autore del libro “Terroni” e attore/regista dell’omonimo spettacolo teatrale.


BIOGRAFIA

Nato a Lizzano, in provincia di Taranto, Mimmo forgia la sua vena artistica trasferendosi dapprima a Torino, successivamente a Roma. Il suo esordio avviene nel 1980 quando pubblica, edito dalla CGD, Siamo Meridionali che rappresenta un modo nuovo e fresco, soprattutto vitale, di parlare del Sud. La particolarità della sua musica e dei suoi testi, una miscela di rock ironico e graffiante unito a ballate dolcissime, ne fa subito uno dei cantautori più originali della sua epoca. Non si può parlare di M. Cavallo prescindendo dal suo luogo di appartenenza, il Salento, terra di primitivo e di taranta. In questo senso la musica di Mimmo è palesemente figlia delle danze frenetiche risalenti al medioevo (ma le cui radici sono ben più remote) influenzata e mixata dalle sue esperienze successive. Nei sui ritmi c’è una sorta di presenza magica e rituale che riporta a una coreutica pagana, primitiva (si noti per esempio il grande uso dei tempi dispari, le innumerevoli “squadrature”, l’uso del dialetto). Aver vissuto l’adolescenza a contatto con la cultura contadina porta Mimmo continuamente ad un attento e appassionato itinerario di ricerca delle radici non solo dell’animo taranto-salentina ma di tutto il sud (suo incommensurabile amore).
In seguito vengono pubblicati Uh, mammà sempre con la CGD e Stancami stancami musica con la Fonit Cetra. Scrive inoltre con Enzo Biagi Ma che storia è questa, sigla della trasmissione televisiva La storia d’Italia a fumetti, ed è autore di canzoni cantate da Mia Martini, Gianni Morandi, Fiorella Mannoia, Ornella Vanoni, Loredana Bertè, Syria, Albano… e Zucchero. Dopo qualche anno di silenzio dovuto alla rottura verso un “certo mondo discografico” inizia il sodalizio con la DDD con la quale incide nel 1989, Non voglio essere uno spirito e nel 1992 l'autobiografico L’incantautore. Nel 2011, con la EDEL Italia, esce Quando saremo fratelli uniti



La discografia


1980 Siamo meridionali (CGD)
Siamo meridionali / Ninetta / Tene 'e ccorna / Diavoli e diavolette / Al convento / Non frenare treno / Lupo, lupo, lupo / ... E aspetterò la stella




1980 Ma che storia è questa (CGD)
Sigla della trasmissione televisiva “La Storia d'Italia a fumetti” di Enzo Biagi , un progetto nato alla fine degli anni settanta, con il fine di raccontare la storia utilizzando il fumetto come mezzo di comunicazione.



1981 Uh, mammà (CGD)
Uh, mammà / Notte a Roma / Con chi stà? / UrlaLauroRaurla / Sono nato medio / D.j. / Anna Anna mia / Come on America / Così vuole Dio

1982 Stancami stancami musica (Fonit Cetra)
Stancami stancami musica / Tutto quello che farai / Giù le mani / Buon Natale Angelina / Aria di risorgimento? / Canto di galera / La civiltà del cotone / Una canzone commerciale




1989 Non voglio essere uno spirito (DDD)
Non voglio essere uno spirito / Voglio un amore grande / Felice carriera / Lo so che aspetti un figlio / Petrolio e benzina / Voglio un futuro possibile / I ragazzi di Beirut / Le donne del sud / La donna mia / Lavori in corso




1992 L'incantautore (DDD)
Signor presidente / Il sud del pianeta (L'incantautore) / Le donne che amano troppo / Atz... !! / Estate italiana / Non t'arrabbià Maria / Di traffico si muore / Il fiato della notte



2006 la Warner Music ha stampato un'antologia contenente brani dei primi 4 album di Mimmo Cavallo.
Ninetta / Siamo meridionali / Tene 'e ccorna / Diavoli e diavolette / Non frenare... treno / Lupo, lupo, lupo / ... E aspetterò la stella / Uh, mammà / Notte a Roma / Come on America / Stancami stancami musica / Giù le mani / Una canzone commerciale




2011 Quando saremo fratelli uniti (Edel Italia)
Overture / Quando saremo fratelli uniti / Fora Savoia! /
Garibardo / Siamo briganti / Fiore rubato / C'e' un'Italia /
Mediterranea e' / Te deum Gaeta / SA-RE la mulo pedonale/ Ezechia da Verona / L'albero dei patriarchi / Voglio bene all'Italia / Le donne del Sud (edito DDD) /
Gloria Gloria (edito Azzurra Music) / Fin







3 novembre 2010


Vedo nero coi miei occhi come disse la marchesa camminando sugli specchi”. E' uno dei versi di “Vedo Nero”, il brano scritto dal tarantino Mimmo Cavallo incluso in “Chocabeck”, il nuovo album di Zucchero che ha visto la collaborazione di artisti del calibro di Francesco Guccini, Paolo Panella, Pacifico e Bono “…ho inviato a Zucchero un paio di pezzi e dopo due giorni mi ha chiamato a Pontremoli nella sua sala di registrazione “Lunisana Soul”. Gli è piaciuta “Vedo Nero” ed è volato in America a registrarla. Il testo parla della resistenza, ironica, di tutti noi contro le avversità della vita. Senza resa, il titolo potrebbe trarre in inganno….”
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A febbraio 2011 Albano incide “Gloria Gloria” e la inserisce nel suo CD “Amanda è libera”



L’ALBUM

QUANDO SAREMO FRATELLI UNITI”: Non voglio rispondere “a” qualcuno ma “di” qualcuno. E cioè di noi stessi (sud), senza “ismi”, “isti”, senza contrapposizioni, cercando di tirare solo acqua pulita dal pozzo della memoria.
Il sud non è un “non ancora nord”. Il sud ha qualcosa da insegnare oltre ad avere tanto da imparare.
Il senso di questo CD è proprio l’auspicio di un “incontro” tra nord e sud.
Ci siamo conosciuti la prima volta attraverso il mirino di un fucile e poi del pregiudizio. Ora, quella pagina, la vogliamo leggere.
Molte volte la retta più breve tra due punti è l’arabesco (se non una bella matassa ingarbugliata). Se occorrerà percorreremo tutto il tragitto, ogni labirinto fino ad incontrare un qualche barlume di verità. C’è un buco nella nostra comune storia, un black out del quale non si parla… e il sud perdona e si colpevolizza per l’arretratezza che gli attribuisce chi gliela procura.
Capire non significa rimpiangere il passato. Per me è stato come un riflesso condizionato. Ho letto il libro “TERRONI ed è successo qualcosa che probabilmente già covava. “Quando l’allievo è pronto, il maestro appare”.
Ho di proposito utilizzato un linguaggio musicale pop-rock (tentando di rivolgermi alle generazioni giovani) invece che pescare nella “colta” musica popolare troppe volte abusata con chitarre battenti, tammorre ecc….
Ho realizzato gli arrangiamenti insieme ad Andrea Simiele (fonica, pianoforte) nello Studio Libero di Verrua Po (PV) avvalendomi in seguito dell’apporto di un grande amico, grande chitarrista Luciano Ciccaglioni che in passato ha arrangiato i miei primi tre album (Siamo meridionali, Uh Mammà, Stancami Musica).
Per quanto riguarda i testi, invece, ho scritto le liriche ispirandomi essenzialmente al libro Terroni, di Pino Aprile (oltre, ovviamente, ad altre fonti) e alcune, addirittura, le abbiamo scritte insieme.
E’ stato un lavoro di ricerca negli archivi di Napoli, Gaeta, passando poi da Mongiana, Gioia del Colle, Bronte, Pontelandolfo, Casalduni, Fenestrelle, Civitella del Tronto fino sui monti del Pollino etc… un tour che mi ha fatto conoscere e prendere coscienza di una realtà taciuta dalla storia ufficiale ma che ci appartiene. Appartiene al sud e al nord in quanto anche il nord è stato privato di un “qualcosa” che adesso faticosamente, in occasione del 150 anniversario dell’Unità d’Italia, sta emergendo.
Pino Aprile è stato anche l’artefice dell’incontro, a Roma, con il Regista/attore Roberto D’Alessandro col quale abbiamo realizzato, in forma di teatro-canzone, uno spettacolo teatrale “Terroni” (prima nazionale al Quirino Roma 21 marzo 2011).
Sul palco i monologhi dell’attore/regista si intervallano al repertorio del CD che eseguo live con la mia band.
Il brano Gloria Gloria, che chiude il CD, è stato, tra l’altro, inciso anche da Albano e inserito nel suo ultimo lavoro.

mercoledì 15 giugno 2011

Masserie Sotto Le Stelle


“Masserie sotto le stelle” è la denominazione della Notte Bianca dedicata all’agricoltura e alla zootecnica, la prima in assoluto, in calendario in Puglia per la sera del 18 giugno 2011 con appuntamenti diffusi che coinvolgeranno la campagna pugliese, dalle Murge al Salento. 

L’iniziativa è organizzata dall’assessorato regionale alle Risorse Agroalimentari, in collaborazione con quello al Turismo, e rappresenta una ventata di ottimismo in un periodo di difficoltà. E arriva in un periodo particolarmente intenso delle attività agricole: a cavallo tra la fine della raccolta delle ciliegie all’inizio della raccolta del grano e degli altri cereali. 

Protagoniste dell’iniziativa sono le masserie didattiche istituite e riconosciute da una legge regionale del febbraio 2008 al fine di promuovere le attività svolte quotidianamente in quelli che sono considerati dei veri e propri musei viventi della civiltà contadina. 

Le masserie didattiche aiutano a diffondere la dieta mediterranea, che è nel dna della tradizione alimentare e gastronomica della Puglia: all’agricoltura si attribuisce, così - prosegue - un ruolo pedagogico, attraverso la promozione dei valori legati all’ambiente, all’alimentazione sana e consapevole, alla stessa agricoltura ed allo spazio rurale. Ma rappresentano, anche, uno strumento moderno ed efficace per la diffusione e la promozione della qualità dell’agroalimentare pugliese, dei prodotti tipici e della nostra enogastronomia che rappresentano anche il valore aggiunto della offerta turistica pugliese. 

“Masserie sotto le Stelle” sarà una notte di festa alla scoperta dei prodotti tipici, dei vini profumati, della poesia dei rosati, e che inaugura in grande stile la lunga serie di eventi culturali della stagione estiva per la quale è previsto un aumento degli arrivi turistici di 3-4 punti percentuali. La notte bianca in Masseria diventa un’ulteriore chiave per scoprire il territorio, approfondire l’osservazione e la conoscenza della realtà viva delle aziende agricole pugliesi e dell’ambiente rurale in cui queste operano. Ma vuol essere un primo assaggio dell’estate pugliese alle porte, una serata da trascorrere alla scoperta del fascino dei luoghi rurali, delle tradizioni e della bontà dei sapori. 

A partire dalle ore 18 ogni Masseria didattica proporrà in contemporanea un programma diverso con numerosissimi laboratori didattici per grandi e piccini: da quelli del pane, a quelli del formaggio, della lana, o del miele, alla scoperta degli animali di basso cortile o delle antiche usanze contadine, con la possibilità di assistere e partecipare alla mungitura delle mucche o alla tosatura delle pecore, di adottare e piantare una piantina, di fare una passeggiata a cavallo lungo i poderi o di costruire strumenti musicali partendo da materiale di riciclo. 
Sono solo alcuni dei percorsi didattici proposti dalle Masserie didattiche che arricchiranno la serata con spettacoli musicali, canti e balli, racconti popolari, mostre fotografiche, osservazioni astronomiche, cene e degustazioni a base di prodotti tipici pugliesi e dei piatti della tradizione contadina. Sul sito www.masseriesottolestelle.it il programma completo di tutte le strutture da scaricare per scegliere dove e come trascorrere la prima notte bianca nelle masserie. 


 Potete scaricare il programma delle Masserie Sotto le Stelle da QUI

giovedì 9 giugno 2011

Noi? Siamo solo dei "numeri", anzi, merce.

Dai supermarket ai social network 'esistenze in vendita'


Nella società dei consumatori nessuno può diventare soggetto senza prima trasformarsi in merce, e nessuno può tenere al sicuro la propria soggettività senza riportare in vita, risuscitare e reintegrare costantemente le capacità che vengono attribuite e richieste ad una merce vendibile.
Lo scrive Zygmunt Bauman, uno dei sociologi più illustri di sempre, probabilmente il più profondo conoscitore della società contemporanea. E continua, “la caratteristica più spiccata della società dei consumi, per quanto attentamente custodita e totalmente occultata, è la trasformazione dei consumatori in merce”.
Già, proprio così. Per chi da anni osserva lo strano mondo in cui viviamo con l'occhio lucido dello studioso il responso è inequivocabile: siamo merce. D'altronde era inevitabile. È l'altro lato di quella stessa moneta che ci fornisce, da una quarantina d'anni a questa parte, una libertà di acquisto senza precedenti.

Tutto ebbe inizio nei primi anni Settanta, quando un vento di novità che spirava da oltreoceano portò fino in Europa un nuovo stile di vita. Per la prima volta nella storia, l'attività principale della vita dell'uomo non ruotava più attorno alla produzione, bensì al consumo. È questa – nelle parole del grande polacco – la svolta che conduce la cosiddetta modernità solida nelle braccia melliflue della post-modernità, o modernità liquida.
Consumismo, mercato, deregolamentazione, liberalizzazioni, sono le parole del momento, che invocano un mondo senza leggi né regole prestabilite, eccezion fatta per una: ogni dinamica o relazione, fra soggetti o oggetti, deve essere regolata esclusivamente dal libero flusso di denaro

Via le pastoie delle convenzioni sociali, via la routine e la tradizione, via le istituzioni e persino gli stati nazione: nessuna legge scritta o remora morale si dovrà opporre allo scambio di moneta sonante.

Così, questi sconvolgimenti epocali che come gocce di miele sul barattolo colano dall'alto dei rapporti fra nazioni fino a sciogliere i legami secolari fra individui, hanno un altro effetto non da poco. Ci abituano a considerare tutto alla stregua di una merce da scegliere fra le tante.

Riflettiamoci. Per tutta la nostra esistenza abbiamo a che fare con prodotti che dobbiamo scegliere nel minor tempo possibile, sull'onda di un capriccio o di un vezzo momentaneo. Dagli scaffali dei supermercati decine di merci simili ci accecano con colori sgargianti, ci corteggiano come pavoni con la coda spiegata sperando di essere scelte, di primeggiare rispetto alle altre.

Noi decidiamo spesso in una frazione di secondo, senza riflettere; ma dietro a quell'atto istintivo ci sono miliardi di euro e mesi di lavoro spesi proprio per propiziare quel gesto irrazionale a favore di quel prodotto e a scapito degli altri. Di questi atti, poi, ne compiamo infiniti ogni giorno; pare proprio che le uniche scelte che ci vengono concesse in questo mondo dalle libertà infinite siano scelte di consumo.
Ad ogni modo non è il caso di perderci nei meccanismi, pur interessanti, che sottendono alle scelte individuali nell'era dei consumi. Il nocciolo a cui si vuole qui arrivare è un altro: il fatto che ci siamo trasformati noi stessi in merce. E se ad oggi ancora non esiste una borsa degli esseri umani, in cui venir quotati, è solo perché la nostra particolarità, come merce, è quella di dividerci fra vari mercati. Mi spiegherò con qualche esempio.

Pensiamo ad un social network come Facebook, o ad alcune sue versioni più 'spinte' come Netlog o Badoo. Cosa ci spinge ad inserirvi le nostre foto, le nostre informazioni personali, i nostri gusti musicali finanche alle citazioni dei nostri comici, scrittori o cantanti preferiti? Semplice: stiamo cercando di quotare noi stessi sul mercato delle relazioni sociali e amorose. Esponiamo le nostre caratteristiche migliori, ciò che ci rende unici e inimitabili, con la speranza di essere scelti da un possibile 'consumatore' di relazioni interpersonali. Al tempo stesso usiamo il social network come un grande database da spulciare alla ricerca di soggetti interessanti che corrispondano alle nostre aspettative e capricci di consumatori.

Date un'occhiata all'homepage del sito Badoo e confrontatela con la foto qui accanto: non sono poi così diverse; entrambe sono vetrine che espongono le loro merci migliori con la speranza di attirare al proprio interno il ghiotto consumatore. Ma nel caso del social network, il prezzo da pagare – sempre che lo si consideri un prezzo – per poter fare acquisti liberamente è essere esposti noi stessi. Siamo soggetti liberi di scegliere solo se accettiamo di essere merci, come dicevamo.
Ma il mercato delle relazioni sociali non è l'unico in cui collochiamo la nostra poliedrica figura. Basta cambiare piattaforma per rendersene conto. Spostiamoci su Linkedin ed ecco che avremo posizionato noi stessi sul mercato del lavoro. Chi acquista lavoro ha sul sito un'enorme database di proposte da filtrare a seconda delle esigenze; chi lo offre, o per meglio dire si offre, esalta le proprie doti per spiccare sugli altri e rendersi appetibile agli occhi dell'acquirente. E – uscendo dai confini del web – facciamo lo stesso ogni volta che inviamo un curriculum in cui descriviamo, come in un'etichetta, le nostre caratteristiche lavorative; oppure quando scegliamo con cura l'abito da indossare per un colloquio. E questo vale per ogni aspetto in cui si esprime la nostra esistenza.
Si spiegano così alcuni dilemmi dell'uomo contemporaneo. Perché le relazioni sono oggi così fragili? Probabilmente perché come per ogni merce, una volta svanita la spinta emotiva iniziale che ha portato all'acquisto si tende ad abbandonare l'usato in favore del nuovo e migliore: le infinite possibilità che si hanno davanti seducono ben più della sicurezza di ciò che si è già scelto. Il consumo necessita una rapida obsolescenza delle merci, altrimenti l'intero meccanismo s'incepperebbe. E perché poi si è così perennemente insoddisfatti? Verosimilmente perché necessitiamo uno sforzo costante per renderci appetibili come merci, e se ci adagiassimo diventeremmo obsoleti molto in fretta.
Dunque l'aspetto più dolce e piacevole della nostra esistenza ci investe nella dimensione di consumatori, nella libertà di sollazzarci, appagare i nostri capricci e placare le nostre smanie con gli acquisti spensierati. L'aspetto più duro, difficile e faticoso invece è quello che ci interessa in qualità di merce, con la continua necessità di emergere rispetto alle altre merci, di ricollocarsi verso l'alto, di arrampicarsi senza sosta e più veloci degli altri per restare in vetrina, visibili agli occhi dei consumatori.




Ora è evidente che questo meccanismo è malato e va cambiato. Un sistema che in meno di mezzo secolo ha ridotto ogni cosa ad una merce, persino noi stessi – e nel frattempo, en passant, è riuscito a distruggere ecosistemi, frantumare culture, inquinare acqua, aria e terra – va fermato ad ogni costo. E qui ci scontriamo con uno dei limiti maggiori della sociologia contemporanea. Si è soliti pensare che tale sistema sia immodificabile, inattaccabile. Come mai? Perché – si dice – non esistono più centri di potere da attaccare. Il mercato è un marchingegno globale che, una volta attivato, è impossibile disinnescare o controllare, alla stregua di una fusione nucleare.
Le opzioni sono due: o questo è vero, oppure è una favola. Dal basso non è facile capire se gli enormi ingranaggi economici che ci si muovono sopra il capo – e da cui sovente dobbiamo ripararci per evitare di restarne schiacciati – siano controllati da qualcuno che sta all'altra estremità oppure facciano parte di un organismo semovente. Personalmente sono dell'avviso – mi si dia pure del complottista – che esistono persone che muovono le pesanti leve. La storia del mercato che si autoregola mi è sempre parsa una favoletta cui possono credere solo bambini ingenui ed economisti.

Un esempio. Chi regola l'emissione del denaro – generalmente una banca centrale (n.d.r. PRIVATA)– manovrando le leve dell'inflazione è in grado di generare crisi economiche mondiali con uno schiocco di dita; aumentando o diminuendo la quantità di liquidità in circolazione si possono decidere le sorti del mondo intero. Al tempo stesso una multinazionale è in grado facilmente di tenere in scacco una nazione, minacciando di spostare i propri investimenti e il proprio capitale (n.d.r. FIAT). Generare crisi avrà poi l'effetto, fra gli altri, di aumentare la concentrazione economica grazie al fallimento delle piccole e medie imprese. 
Si riazzera tutto, i ricchi diventano ancor più ricchi e potenti e si ricomincia tutto da capo.

Ma come si ferma questo meccanismo? Non abbiamo molto in mano. Non manovriamo leve noi, abbiamo giusto una manciata di sassi e qualche fuscello, tutto quello che ci è rimasto. Ma possiamo costruirci dei paletti da conficcare al suolo. E su di essi far incastrare i macro-ingranaggi. Paletti che siano le fondamenta per ricostruire qualcosa di solido. Che dicano al mondo che non tutto è una merce.
Si potrebbe ripartire, ad esempio, dai beni comuni. Affermare che esistono ancora dei beni che vanno sottratti al mercato perché sono indispensabili per la vita delle persone. Beni come l'acqua, l'aria, il territorio, la cultura, l'energia, la salute. E via e via, a suon di paletti far inceppare tutto, sconquassare un intero sistema economico. Per arrivare un giorno a togliere dal mercato persino noi stessi.

Nonostante il consumatore venga illuso di avere a disposizione una grande varietà di marche e prodotti diversi, in realtà questi fanno tutti capo ad un numero molto ristretto di super-aziende alimentari, che poi li immettono sul mercato con nomi e sotto marche diversi. Ancora più inquietante è il fatto che, indipendentemente dal produttore, uno degli ingredienti principali rimanga il granoturco, nelle sue forme più disparate.

Fonte: Andrea Degli Innocenti - www.cambiamento.it

giovedì 2 giugno 2011

Il cancro con il telefonino? C'è di peggio! E ci caschiamo spesso.


(Lou DelBello - Giornalettismo.com)
Il telefonino fa venire il cancro. È su tutti i giornali di oggi, e tutti per un attimo abbiamo guardato con raccapriccio il nostro cellulare, che pensavamo compagno utile e innocente sul lavoro e nella vita privata. Ma prima di ritrovarci i depositi per i rifiuti elettronici intasati dalle precauzioni di cittadini attenti alla salute, e forse anche un po’ ipocondriaci, sarà bene ripercorrere l’esplosiva storia dell’allarme che da stamattina rimbalza di pagina in schermo.
IL GLIOMA - Il comunicato di cui si parla è il numero 208 dello IARC, International Agency for Research on Cancer, e porta il simbolo della World Health Organization. Una voce assolutamente autorevole, che riporta le conclusioni di un convegno tenutosi a Lione dal giorno 24 a ieri, 31 maggio. Il tema, la classificazione da parte dello IARC dei campi elettromagnetici a radiofrequenza come “possibilmente cancerogeni” per l’uomo. Il tumore in questione, la cui insorgenza sarebbe connessa all’uso del telefonino e alle reti wireless, è il glioma, una tipologia di cancro maligno al cervello particolarmente perniciosa.
30 MINUTI E VEDRAI – I risultati del meeting sono sintetizzati così: “Il dato è stato rivisto criticamente, e in generale valutato come limitato agli utilizzatori di telefoni wireless per glioma e neuroma acustico, mentre è stato valutato inadeguato per trarre conclusioni rispetto ad altri tipi di tumori. Le prove dalle esposizioni occupazionali e ambientali di cui sopra sono state giudicate parimenti insufficienti. Il gruppo di lavoro non ha quantificato il rischio, tuttavia uno studio riguardante il precedente impiego del telefono cellulare (fino all’anno 2004), ha mostrato un aumento del 40% del rischio di gliomi nella categoria più elevata di utenti abituali (intesa come una media di 30 minuti al giorno nel corso di un periodo di 10 anni)”.
PIEDI DI PIOMBO – La ricerca sembra quindi aver prodotto dati tangibili. Ma evidentemente non tutti coloro che l’hanno citata hanno notato che in nota si ricorda: “E’ stata rilevata un’associazione positiva tra l’esposizione all’agente e il cancro, in base alla quale un’interpretazione causale è considerata credibile dal Gruppo di Lavoro, ma ma casualità, distorsioni o confusioni non si sono potuti escludere con ragionevole certezza”. Anche gli scienziati dello IARC ci vanno dunque coi piedi di piombo. Tuttavia, l’uso del cellulare, o perlomeno l’uso continuativo e ingente, viene inserito nella categoria di rischio 2b. Questa classificazione appartiene ad una scala di cinque gradi, dall’1 al 4, a partire dal massimo rischio fino alla comprovata innocuità dell’agente.
PESCE SALATO - La parte divertente di questa vicenda arriva nel momento in cui ci si prende il tempo di scorrere la lista, consultabile online, degli agenti classificati come cancerogeni (gruppo 1), probabilmente cancerogeni (gruppo 2a), possibilmente cancerogeni (gruppo 2b), o probabilmente innocui (3 e 4). Tra i primi appartenenti al gruppo 1 troviamo le bevande alcoliche. I geek saranno entusiasti di apprendere che la loro wireless è meno dannosa di un aperitivo modaiolo. Sempre nel gruppo 1 si trovano le terapie post menopausa a base di estrogeni. Ma anche la polvere derivata dalla lavorazione della pelle e il pesce salato alla maniera cinese.
CAFFE’? – Nel gruppo 2a, sempre sopra il nostro temuto cellulare, abbiamo la combustione della legna in casa e il mestiere del parrucchiere. Infine, a pari merito, il caffè, relativamente alle malattie dell’apparato urinario e dell’intestino crasso. Il dovere degli scienziati è quello di tenere gli occhi aperti anche quando il rischio non è accertato o apparentemente ridotto: In conclusione, ci potrebbe essere un certo rischio, e quindi dobbiamo prestare attenzione al collegamento tra telefoni cellulari e rischio di cancro.

EquoSud: la rivincita dei piccoli produttori calabresi.

Equosud, un consorzio di produttori calabresi. Produttori autonomi, piccoli, che liberamente si tengono al di fuori della vischiosa rete della grande distribuzione che nutre i profitti delle multinazionali e fa lievitare i prezzi, colpendo i consumatori e strozzando i produttori. Significa determinare il prezzo dei prodotti in base a criteri di giustizia e sostenibilità.
La sostenibilità per i consumatori e per l’ambiente, che diventa sinonimo di qualità quando viene dal rifiuto delle sofisticazioni industriali e preserva insieme la genuinità dei prodotti e l’integrità del territorio.

Questo l'indirizzo: EQUOSUD
e questo il loro motto: Utta a fa juornu c'a notti è fatta - Una notte già contiene l'albore del giorno



EQUOSUD
Via dei monti, 395
Villa San Giuseppe (RC)
Tel. 0965.371766 - Cell. 349.4049055
equosud@libero.it



Conoscete Vandana Shiva?

Io l'ho conosciuta qualche anno fa. Una persona a me tanto cara mi aveva chiesto di aiutarla a dattiloscrivere e stampare la sua tesi di laurea in bioetica.
Dopo aver letto quella tesi e averla anche imparata bene, ho capito chi fosse Vandana Shiva e qual'è la sua missione. Adesso Vandana Shiva sceglie l'Italia come trampolino di lancio della sua attività.
Questo il suo video:

mercoledì 1 giugno 2011

Cetrioli killer: quante magagne.


Si fa sempre più fitto il mistero delle morti legate al enterobatterio Escherichia Coli, che in Germania ha già fatto 17 vittime. In un primo momento, si pensava che il problema fosse legato ad una partita di cetrioli provenienti dalla Spagna. Notizia smentita oggi, visto che tale batterio è sì presente su tali ortaggi ma con un ceppo differente rispetto a quello che ha provocato la morte di 15 donne e 2 ragazzi.
Ma allora, se il problema non viene dalla Spagna, qual è la causa? Lo spettro che incombe sulla vicenda è che non conosce ancora l'origine di tale batterio. Potrebbe trovarsi ovunque, per questo da parte della autorità sanitarie tedesche c'è stato l'invito ad una maggiore attenzione a ciò che si mangia e soprattutto all’igiene.
Ricordiamo che, alla base dei decessi vi è stata la tossina Shiga, sviluppata proprio dal batterio E.coli, particolarmente presente nei ruminanti, che non si ammalano ma lo trasmettono a latte e carne e a tutti i loro prodotti, tra cui i vegetali entrati a contatto con l’acqua e il suolo contaminati dalla dispersione delle feci infette.
Latte non pastorizzato e formaggi sono gli alimenti a rischio, seguiti dalla carne poco cotta, dalle verdure crude e infine dai succhi di frutta non pastorizzati.
Intanto si è scatenata la guerra tra la Spagna e la Germania. Il ministro della Sanità della città-stato di Amburgo, Cornelia Pruefer-Storcks, ha fatto dietrofront sulla conclusione che i cetrioli provenienti dalla Spagna fossero la causa dei decessi. Ieri, ha dunque dichiarato che gli agenti patogeni rintracciati su i cetrioli spagnoli non corrispondevano a quelli presenti nelle feci di alcuni pazienti: “La fonte dell'infezione non è stata ancora identificata”, ha concluso Pruefer-Storcks.
E la Spagna non l'ha di certo presa bene. Il ministro dell'Agricoltura spagnolo, Rosa Aguilar, infatti ha risposto piuttosto duramente alla collega tedesca: “Siamo delusi dalla gestione della situazione in Germania”.
(fonte: Francesca Mancuso - greenme.it)